martedì 29 aprile 2014

Pio La Torre


 32 anni dopo l'omicidio di Pio la Torre e Rosario Di Salvo



 Credo che per il PD sia un peso il passato PCI. In questo passato PCI c'è la morte di Pio La Torre avvenuta il 30 ottobre del 1982 in Palermo per mano di mafia ma non è detto che non abbiamo agito per la sua malasorte anche altri poteri interni e mondiali. Pio La Torre è stato il fondatore dell'antimafia moderna  e si è inventato una strada micidiale per debellare la mafia: colpirla nei beni patrimoniali, confiscare i patrimoni.
 Pio La Torre aveva aperto un altro fronte di lotte in Sicilia: quello contro l'installazione a Comiso di una base missilistica americana. Questione molto molto delicata e trattata con grande freddezza dalla Direzione del Partito. Non credo che Berlinguer ne fosse entusiasta dal momento che aveva dichiarato di sentirsi al sicuro sotto l'ombrello della Nato.
  La lotta alla mafia e per la pace e lo sviluppo costituirono i tre punti della azione politica e sociale di Pio La Torre in Sicilia.
  Il grosso del Partito lo seguiva anche se fin da allora il PCI aveva diverse anime in rapporto alla materia che praticava: il pci degli amministratori si occupava principalmente  della gestione della cosa pubblica ed era meno portato ad impegnarsi nelle grandi idealità fondamentali messe da La Torre in cima alla agenda del Partito; il pci delle cooperative era interessato all'economia della Isola nella quale aveva l'ambizione di svolgere un'azione imprenditoriale; il pci delle sezioni dei sindacati era il più permeabile e si faceva coinvolgere meglio nelle iniziative che si svolsero numerose a Comiso ed a Palermo  contro l'installazione dei missili e contro la mafia.
  Il PCI siciliano era per sua indole portato ad essere una grossa conglomerata della politica sebbene non arrivasse neppure al venti per cento. Aveva l'ambizione di governare e questo allora (come il PD) oggi lo portava al cosidetto consociativismo cioè ad accordarsi per la spartizione di aree di influenza nella economia e nella società senza pestarsi vicendevolmente i piedi con la DC.
  C'era molto idealismo molto volontarismo molta astrattezza nella proposta politica di La Torre. Il Partito non se la sentiva di vivere tutti i giorni sotto pressione o per realizzare lotta alla mafia, per la pace e per lo sviluppo. Preferiva non tendere troppo la corda nella società italiana e piuttosto espandersi per caduta, per penetrazione negli anfratti del potere politico ed amministrativo.
  Da un certo numero di  intellettuali e di quadri dirigenti l'azione di La Torre veniva giudicata come priva di realismo fonte di imbarazzi pericolosa perchè piuttosto che tacere ed ignorare la mafia l'afferrava per la coda e la costringeva a portarsi allo scoperto.
  Ma la forza trascinatrice di La Torre era straordinaria. Bastava dare uno sguardo alle folle che raccoglieva a Comiso, alle migliaia e migliaia di giovani che mobilitava, per capire come il suo messaggio stava giungendo alle radici stesse del popolo siciliano che - come ebbe ad osservare acutamente Engels - aveva (ed ha) una anima rivoluzionaria davvero grande.
  L'azione svolta da La Torre appare oggi assolutamente improponibile come agenda per il PD. Il PD fa accordi con FI sospettata da molti di essere nata per volontà e con il concorso della mafia ed ha un programma di assoluta subalternità al padronato italiano ed agli USA.
  Inoltre la presa di posizione di Napolitano sui rapporti Mafia-Stato ha chiuso una partita che aveva visto l'azione di numerosi magistrati caduti sul campo di battaglia. Resta Di Matteo ma la Magistratura si è di nuovo tutta allineata attorno ai valori tradizionali del conservatorismo. La latitanza  trentennale di Matteo Messina Denaro è la prova della sostanziale pax esistente tra Mafia e Stato.
  Oggi i valori per i quali visse e morì Pio la Torre sono del tutto validi ed attuali. Ma non ci sono condizioni politiche per sostenerli e portarli avanti dal momento che il settanta per cento del parlamento è ancorato alle larghe intese. Da personaggi come Berlusconi, Renzi e Alfano cìè da aspettarsi ben altro che lotta alla mafia, per la pace e per lo sviluppo.
   In ogni caso sono certo che tornerà un tempo in cui riscopriremo Pio La Torre e la portata culturale immensa del suo apostolato. Lo chiamo apostolato  perchè Pio era davvero un apostolo della Sicilia. Della Sicilia dei braccianti per i quali si fece due lunghi terribili anni di carcere, della Sicilia e dell'Italia che oggi soffocano nello smog della demagogia di Renzi e di Berlusconi.
Pietro Ancona  

Segretario CGIL Sicilia al tempo di Pio La Torre 
  
 
  
  

Nessun commento: