lunedì 28 aprile 2014

La Mafia e lo Stato mafioso

La Mafia e lo Stato mafioso

la presenza ancora oggi forte e pervasiva della mafia, della camorra e della ndrangheta prima soltanto nelle regioni del sud ma ora in tutta Italia a cominciare dalle ricche pianure del Nord è dovuta alla natura profondamente criminale dello Stato italiano nato centocinquantaanni fa per annessioni allo Stato piemontese legittimate da plebisciti in cui le mafie ebbero un grosso ruolo. Il 21 ottobre del 1860 si svolse il plebiscito nel Regno delle Due Sicilie in cui i si furono il 79 per cento.
Votò soltanto chi era iscritto nelle liste elettorali perchè titolare di un reddito superiore a 40 lire, maschio e con 25 anni compiuti ed alfabeta. Una piccola parte della popolazione italiana che costituiva l'ossatura del ceto borghese e proprietario che sarebbe stato per sempre fino ai nostri giorni l'ossatura della politica italiana.
Lo Stato appena nato fu scosso da uno scandalo della Manifattura Tabacco. Da allora ad oggi è stata una storia di ruberie e di scandali finanziari. Uno dei più grandi fu quello della Banca Romana all'inizio del 900 che coinvolse il Primo Ministro Giolitti, Francesco Crispi e lo stesso Re Umberto.
In sostanza lo Stato ha costituito non una cosa estranea e contraria alle mafie ma qualcosa di molto simile ad esse e la classe politica specialmente quella a maggior vocazione governativa non è mai stata immacolata ed al disopra di sospetti.
Tra Stato e Mafie esiste una intesa. Chi ha tentato di metterla allo scoperto ci ha lasciato le penne. L'intesa è provata dalle lunghe latitanze dei capi della mafia. L'attuale capo mafia Matteo Messina Denaro è latitante da una trentina d'anni. Il suo predecessore Provenzano è stato latitante più di quaranta anni.

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